emama

joined 2 months ago
 

Documentavano le condizioni del territorio dall'alto dell'ospedale. Fermati da due droni assassini. Uccisi perché Israele non vuole che siano note le distruzioni che il suo esercito, IDF, ha operato e continua ad operare. Le immagini di questi eroi ed eroine dell'informazione dovevano sbugiardare le vergognose fasulle riprese di influencer pagati proprio, dal governo o chi per esso, per diffondere fake news.
L'informazione, quella indipendente dal sionismo, fa paura a Netanyahu e complici, hanno tentato di chiudere le bocche gli occhi uccidendo con attacchi mirati più di 250 operatori della stampa dal 7 ottobre 2023 ad oggi, nemici anch'essi alla stregua del miliziani di Hamas. Israele non fa distinzione e vorrebbe non lasciarsi dietro testimoni credibili. Infatti per gli uomini di Netanyahu quei giornalisti sono tutti di Hamas!

Ma la Storia saprà assai presto indicare i veri criminali, gli assassini di questi eroici ed eroiche uomini e donne votati a documentare i fatti non le la false pseudo verità dei Governi.
Allah sia con voi giornalisti palestinesi, il Dio cristiano accolga gli altri, infine l'Umanità tramandi nei secoli la memoria dei non credenti in un Dio, ma fortemente convinti dei Valori universali di Giustizia Lealtà Solidarietà Pace.

Siete dalla parte dei Giusti e come per le donne e gli uomini che rischiarono la propria vita per sottrarre gli ebrei alla furia omicida dei Nazisti è stato eretto un grande luogo del ricordo, il Giardino dei Giusti, così che sia ugualmente dedicato a tutti voi e a coloro che hanno tentato di salvare i Gazawi dalla furia omicida dei sionisti di Israele, un altro verdeggiante luogo, il parco dei nuovi giusti, il Parco di Vik Arrigoni: Stay Human

#gazagenocide #journalistgaza #giornalistigaza #journalistskilledgaza

@attualita@mastodon.uno
@attualita@diggita.com

https://www.rainews.it/maratona/2025/08/trump-forse-meno-di-20-ostaggi-ancora-vivi-israele-non-e-vero-onu-dichiara-la-carestia-a-gaza-07265af5-9719-49e2-87a4-9901262511d2.html?wt%5C_mc=2.www.fb.rainews24.#2cfc6742-f8d0-4f39-ab27-7d8c2272b106

@emama

 

https://www.facebook.com/Mediterranearescue/videos/2003086083833944/

Il video della dichiarazione di disobbedienza del capo missione a bordo di Mediterranea al Ministero dell'Interno che ha assegnato Genova come "porto sicuro" per le sbarco dei ragazzi salvati da morte sicura
«Il tentativo di imporre Genova per lo sbarco avviene senza che il Viminale tenga minimamente conto delle difficili condizioni psico-fisiche dei dieci superstiti, come ampiamente attestato negli ultimi due giorni dal report e dalla certificazione individuali prodotti dallo staff medico di bordo (dottoressa Vanessa Guidi e dottor Gabriele Risica)». Questo è quanto si legge nella nota diffusa da Mediterranea Saving Humans.

La nave Mediterranea si trova nelle acque del Canale di Sicilia, a poca distanza da Pantelleria, con dieci persone a bordo, soccorse nei giorni scorsi. L'equipaggio ha richiesto di poter sbarcare sull’isola, che è la terra più vicina, dopo che nella notte il Ministero dell’Interno ha indicato Genova come porto sicuro per lo sbarco. Una scelta che, secondo la ong, non considera le condizioni in cui versano i superstiti.

Il comandante e il capo missione hanno subito contattato l’MRCC di Roma, chiedendo che venga assegnato un porto più vicino, tenendo conto delle condizioni di salute dei naufraghi. Le persone a bordo sono kurdi provenienti da Iran e Iraq, egiziani e siriani; tra loro ci sono anche tre ragazzi di 14, 15 e 16 anni, arrivati soli. Hanno alle spalle esperienze di detenzione, maltrattamenti e torture in Libia. Durante la traversata, armati li hanno costretti a partire e hanno visto quattro compagni scomparire in mare. Sono poi stati gettati in acqua dai trafficanti che guidavano la barca. Solo il rapido intervento del team di soccorso ha evitato che si aggiungessero altre vittime.

Secondo Mediterranea, la decisione del Ministero è "inumana".

#MediterraneaSavingHumans #Pantelleria #Genova
@attualita

1
Lorenzo Tosa (s3.poliversity.it)
submitted 1 week ago* (last edited 1 week ago) by emama@poliversity.it to c/attualita@diggita.com
 

Lorenzo Tosa

Con uno straordinario atto di disobbedienza civile la Ong Mediterranea ha sfidato apertamente governo e ministero dell’Interno ed è sbarcata questa sera nel porto di Trapani - invece che nella lontanissima Genova - con a bordo dieci migranti, tra cui tre minori.

Il governo, con un atto di sadismo istituzionale, aveva indicato Genova come “porto sicuro”, a 1000 chilometri di distanza, ma l’equipaggio si è opposto in nome del diritto del mare e, soprattutto, della Costituzione italiana.

Il comandante Paval Botica e il capomissione Beppe Caccia si sono assunti la “piena responsabilità” di questa scelta con parole a cui non siamo più abituati.

“Non possiamo tollerare giochetti politici sulla pelle di dieci ragazzi che stanno male e devono essere curati, gettati in mare a calci e pugni, di notte, dai miliziani libici, con onde oltre il metro e mezzo, come fossero rifiuti.
Che il governo se la prenda con noi, non con i naufraghi superstiti. Disobbediamo a un ordine ingiusto e inumano del ministero dell’Interno. Ma così facendo obbediamo al diritto marittimo, alla Costituzione italiana e alle leggi dell’umanità”.

Mi vergogno, da cittadino, di un governo che costringe vittime di torture e di odissee indicibili a fare mille chilometri in mare in condizioni psico-fisiche critiche per pura propaganda.

Mi inchino dinnanzi agli autori di un gesto di questi tempi eroico.

Con Mediterranea. Con chi salva vite in mare, con chi resta umano.

Sempre.

@attualita

#ongmediterranea #naufraghi #soccorsoinmare #ministerointerno #lorenzoTosa

1
Invicta Palestina (poliversity.it)
submitted 1 week ago* (last edited 1 week ago) by emama@poliversity.it to c/attualita@diggita.com
 

Invicta Palestina

DAL TRAUMA ALLA DENUNCIA: SOLDATI ISRAELIANI RACCONTANO L’INDICIBILE.
di Lavinia Marchetti, 22 agosto 2025

Prima delle testimonianze redatte e certificate dall'associazione, vorrei condividere stralci di un'intervista a un soldato dall'IDF, appena uscita, per El Pais:
- Un sergente israeliano di 23 anni, chiamato qui Elie (nome di copertura), racconta la sua esperienza a Gaza nell’ottobre 2023. Dice che entrò pochi giorni dopo gli attacchi di Hamas, ancora sotto shock.
Elie:
“Quando sono entrato a Gaza, avevo la testa in modalità automatica e solo due obiettivi. Proteggere i miei soldati e uscirne vivo.”
“Non sono entrato con un sentimento di vendetta. In realtà agivo in modo quasi meccanico. Il governo ci mandò per proteggere gli israeliani e recuperare i nostri ostaggi, ma ora mi rendo conto che in realtà la missione era un’altra.”
“I nostri superiori non pensano ai prigionieri israeliani né ai civili palestinesi, ma a spostare la popolazione e distruggere la società di Gaza.”
“Io venivo dalla Cisgiordania, avevo passato là diversi mesi nell’esercito. Anche lì ci furono cose che mi colpirono, ma la linea rossa per me fu usare i palestinesi di Gaza come scudi umani. Qualcosa fece clic nella mia testa per sempre.”
Elie racconta come la sua unità usò civili palestinesi come scudi umani a Gaza.
Elie:
“Ci ordinarono di scegliere due ragazzi palestinesi, così, a caso, e di mandarli davanti a noi nelle case dove sospettavamo ci fossero trappole esplosive o combattenti nascosti. Dovevano entrare prima, aprire porte, muoversi per le stanze. Se tutto restava calmo, allora entravamo anche noi. Se invece saltava in aria… beh, non saremmo stati noi.”
“Li facevamo camminare davanti a noi nelle scale, nei corridoi. Li trattavamo come strumenti, come se non fossero persone. Ricordo i loro occhi, spaventati, e il modo in cui tremavano. Io tremavo dentro tanto quanto loro.”
“Ci dicevano che era per ridurre le perdite, per salvare i nostri soldati. Ma io sentivo che qualcosa in me si rompeva. Non potevo accettarlo. Era troppo. Una volta che usi esseri umani in quel modo, non puoi più guardarti allo specchio allo stesso modo.”
“Non è che li picchiavamo o li insultavamo, no. Li prendevamo, li facevamo camminare davanti a noi. Non avevano scelta. Li usavamo come se fossero metal detector o cani addestrati. A volte erano ragazzi giovanissimi, altre volte uomini più grandi. Bastava che fossero lì, che ci aprissero la strada. Ogni volta che li vedevo entrare davanti a me con le mani alzate, mi dicevo: ‘Questa è la linea rossa. È questo il momento in cui tutto è cambiato’.”
“Quando è finita la missione, ho continuato a rivedere le loro facce. Non potevo dormire. Ripensavo a quando uno di loro, un ragazzo magrissimo, mi ha guardato come per chiedermi: ‘Perché io?’. Non ho saputo rispondergli. In quel momento mi sono sentito vuoto. Sapevo che quello che stavamo facendo non era per proteggere nessuno, era solo per infliggere paura, per spezzare la dignità di quella gente.”
“Qualcosa ha fatto clic nella mia testa per sempre. Non riesco più a pensare a Gaza senza vedere quei due ragazzi davanti a me, spinti a entrare in una casa al buio. Non riesco più a vedere l’uniforme nello stesso modo. Non riesco più a credere che il nostro esercito faccia quello che fa ‘per difendere la vita’. Io so cosa abbiamo fatto. E non c’è modo di cancellarlo.”

10 TESTIMONIANZE DAL RAPPORTO PERIMETER

Testimonianza 1
Grado e unità: Sergente maggiore, fanteria.
Area: Gaza – Perimetro Est.
Periodo: Novembre 2023.
Domanda: Dove eri d'istanza?
Risposta: Eravamo nel perimetro, vicino alla recinzione orientale. Ci avevano detto che la missione era impedire qualsiasi movimento verso il confine.
Domanda: Cosa significava in pratica?
Risposta: Che chiunque si avvicinasse poteva essere considerato una minaccia. Non c’era molta distinzione. Ricevevamo l’ordine di sparare in prossimità, a terra, e spesso si finiva per colpire direttamente.
Domanda: A chi ti riferisci?
Risposta: Pastori, ragazzini che cercavano di recuperare animali, gente che camminava. Non sempre armati. A volte famiglie intere.
Domanda: Ti è capitato di colpire?
Risposta: Io personalmente no, ho sparato colpi di avvertimento. Ma nel mio plotone c’è stato chi ha colpito. L’idea era che fosse tutto “per deterrenza”.
Domanda: Come ti sei sentito?
Risposta: Strano. Sapevo che non rappresentavano un pericolo reale per noi. Ma la linea era: non devono avvicinarsi.

Testimonianza 2
Grado e unità: Caporale, corazzati.
Area: Gaza – Perimetro Nord.
Periodo: Dicembre 2023.
Domanda: Quali erano gli ordini principali?
Risposta: Stazionare lungo il confine e impedire infiltrazioni. L’ordine pratico era: nessuno deve oltrepassare.
Domanda: Come lo si garantiva?
Risposta: Colpi di avvertimento, e se non si fermavano, sparare. A volte era solo gente che cercava cibo tra le macerie.
Domanda: Ti ricordi un episodio in particolare?
Risposta: Sì. Un uomo con un sacco, lo portava a spalla, correva. Il comandante ha detto “potrebbe essere un razzo”, e si è sparato. Poi abbiamo visto che erano pane e conserve.
Domanda: Come ha reagito l’unità?
Risposta: Nessuno ha detto nulla. È rimasto tutto sospeso, come se fosse normale.

Testimonianza 3
Grado e unità: Sergente, fanteria di riserva.
Area: Gaza – Recinzione Sud.
Periodo: Novembre 2023.
Domanda: Cosa hai visto?
Risposta: Gente che tentava di attraversare, spesso famiglie. Bambini sulle spalle, donne con buste. Spari sopra la testa, ma le persone non sempre si fermavano, erano disperate.
Domanda: E allora?
Risposta: Allora si apriva il fuoco. Una volta hanno colpito una donna. Non era armata. È caduta subito, il bambino è rimasto lì a piangere.
Domanda: Come l’hai vissuto?
Risposta: Male. Ma nessuno diceva niente. Si annotava “neutralizzazione di una minaccia”.

Testimonianza 4
Grado e unità: Tenente, unità d’élite.
Area: Gaza – Zona centrale.
Periodo: Gennaio 2024.
Domanda: Qual era la logica dell’operazione?
Risposta: Il perimetro doveva restare vuoto. Nessuno doveva circolare. Era un deserto di controllo.
Domanda: Ma la popolazione?
Risposta: Trattata come intrusione. A volte bambini che giocavano a pallone troppo vicino. Veniva interpretato come “test delle difese”. Si sparava vicino, anche contro il pallone.
Domanda: Quali erano le conseguenze?
Risposta: Panico. Si sparpagliavano. L’idea era tenerli lontani, punto.

Testimonianza 5
Grado e unità: Soldato semplice, fanteria.
Area: Gaza – Est.
Periodo: Dicembre 2023.
Domanda: Cosa ti è stato ordinato di fare?
Risposta: Sorvegliare il perimetro, evitare che qualcuno si avvicinasse.
Domanda: E se si avvicinavano?
Risposta: Colpi in aria, poi alle gambe. Se continuavano, tiro letale.
Domanda: Ricordi un episodio?
Risposta: Sì, due ragazzini cercavano rottami di ferro. Sono entrati in una zona “rossa”. Abbiamo sparato, uno è rimasto a terra. L’altro ha urlato e ha cercato di tirarlo via. È stato colpito anche lui.
Domanda: Era chiaro che non erano combattenti?
Risposta: Sì, erano bambini.

Testimonianza 6
Grado e unità: Sergente, unità corazzata.
Area: Gaza – Recinzione Nord.
Periodo: Novembre 2023.
Domanda: Come avveniva l’ingaggio?
Risposta: Se qualcuno correva verso la recinzione, era automaticamente sospetto. Anche se non aveva nulla in mano.
Domanda: Cosa succedeva dopo?
Risposta: Un ufficiale ordinava: “fuoco”. Colpire prima i piedi, poi il corpo.
Domanda: Ricordi un caso?
Risposta: Una volta un uomo correva verso il confine con un bidone di plastica. Abbiamo sparato. Era acqua.

Testimonianza 7
Grado e unità: Ufficiale, brigata Givati.
Area: Gaza – Perimetro Sud.
Periodo: Dicembre 2023.
Domanda: Come descriveresti le regole d’ingaggio?
Risposta: Ambigue. Ufficialmente si diceva “solo se c’è minaccia chiara”. Ma in pratica: “non correre rischi”. Questo significava sparare molto più facilmente.
Domanda: Hai visto civili colpiti?
Risposta: Sì. Persone che cercavano cibo, vestiti, medicine. Qualsiasi movimento nella zona era trattato come ostile.
Domanda: Come reagivano i soldati?
Risposta: Molti non dicevano niente, altri ridevano, alcuni rimanevano in silenzio. Io mi sono portato dietro le facce. Non vanno via.

Testimonianza 8
Grado e unità: Caporale, fanteria.
Area: Gaza – Nord.
Periodo: Gennaio 2024.
Domanda: Com’era la vita quotidiana in missione?
Risposta: Aspettare, sorvegliare, e poi all’improvviso spari. Il silenzio era rotto da brevi raffiche.
Domanda: A chi si sparava?
Risposta: A chiunque fosse vicino al perimetro. A volte contadini, a volte bambini. L’ordine era impedire avvicinamenti.
Domanda: Come veniva registrato?
Risposta: Sempre con le stesse formule: “neutralizzazione”, “minaccia rimossa”. Mai scritto che erano civili disarmati.

Testimonianza 9
Grado e unità: Soldato semplice, brigata Golani.
Area: Gaza – settore centrale.
Periodo: Dicembre 2023.
Domanda: Quali ordini ricevevate di notte?
Risposta: Sorveglianza e fuoco immediato su qualsiasi movimento. Non importava se era un uomo, una donna o un animale.
Domanda: Ricordi un episodio?
Risposta: Una sagoma si è mossa tra le macerie. Abbiamo sparato tutti. Al mattino era una donna anziana con un sacco di farina.
Domanda: Come hai reagito?
Risposta: Nessuno ha reagito. Ci hanno detto: “procedura corretta”.

Testimonianza 10
Grado e unità: Sergente, artiglieria.
Area: Periferia di Gaza City.
Periodo: Novembre 2023.
Domanda: Che tipo di obiettivi vi davano?
Risposta: Zone “grigie” vicino ai campi profughi. Dovevano restare vuote. Chi entrava, diventava un bersaglio.
Domanda: Era chiaro se si trattava di civili?
Risposta: Spesso sì. Soprattutto donne con bambini. Ma l’ordine era: “nessuno deve avvicinarsi”.
Domanda: Cosa pensavi?
Risposta: All’inizio cercavo di distinguere, poi smetti. Diventa meccanico.

http://www.invictapalestina.org/

@attualita

1
ALTO TRADIMENTO (poliversity.it)
submitted 2 weeks ago* (last edited 2 weeks ago) by emama@poliversity.it to c/attualita@diggita.com
 

ALTO TRADIMENTO

Da mezzo secolo i governi arabi hanno abbandonato la Palestina. È il grande tradimento che nessuno osa nominare. Sulle complicità dell’Occidente si è scritto, denunciato, ripetuto fino alla nausea. Ma ciò che viene sempre rimosso, quasi censurato, è la resa araba. La scelta calcolata di monarchie e repubbliche di sacrificare la Palestina sull’altare della propria sopravvivenza.

Giordania. Dopo il 1967, con la sconfitta araba e la perdita della Cisgiordania, la Giordania diventa rifugio per i palestinesi. L’Olp e i gruppi fedayn si muovono quasi come uno Stato dentro lo Stato. C’è poi il fattore demografico: la maggioranza della popolazione giordana è composta da palestinesi.

Per Hussein il regno hashemita rischia letteralmente di essere sostituito da una “Palestina di fatto”. È intollerabile: o loro o la monarchia. La scelta diventa guerra. Nel 1970, Settembre nero è questo: carri armati giordani che bombardano i campi, migliaia di morti, l’Olp costretta a fuggire in Libano. Da fratelli a nemici interni.

Ventiquattro anni dopo, nel 1994, la svolta definitiva: trattato di pace con Israele. Non più intese sotterranee, ma patto scritto, frontiere coordinate, intelligence condivisa. La monarchia incassa miliardi e protezione dagli Stati Uniti, in cambio del ruolo più infame: guardiano delle frontiere israeliane e muro contro i palestinesi stessi.

Egitto. Il “cuore del mondo arabo” ha fatto la sua svolta nel 1979: Camp David, Sadat a Washington, la mano nella mano con Begin. Da allora le armi americane sono il salario della sottomissione. Il Sinai smilitarizzato, Gaza chiusa a chiave da Rafah. Ogni razione di munizioni concessa dall’Occidente in cambio del silenzio sui bombardamenti a due passi da casa.

Arabia Saudita. Potenza del petrolio e della Mecca, ha soldi senza limiti ma eserciti senza nervi. Ha mandato jet e missili sullo Yemen non per liberare, ma per macellare. Contro Israele invece nessun colpo: solo accordi sotterranei, normalizzazione preparata a colpi di banche e appalti.

Siria. Assad padre, nel 1970, manda i carri armati in Giordania per salvare i palestinesi dal massacro di Settembre nero. Ma li ritira subito, lasciando l’Olp sola sotto il fuoco di Hussein. Negli anni Ottanta, la Siria non esita a scatenare milizie filo-damaschine contro i campi palestinesi in Libano, assediandoli e affamandoli. Fino al 2011 Hamas aveva la sua sede politica a Damasco. Con l’inizio della guerra civile, Hamas ha rotto con Assad e si è spostata verso il Qatar. Oggi, con il cambio di regime, Hts e Hamas si guardano con diffidenza reciproca.

E poi la lunga lista della normalizzazione. Dopo Oslo, dopo Camp David, dopo la pace giordana, arrivano gli Accordi di Abramo del 2020: Emirati Arabi Uniti, Bahrein, Marocco, Sudan. Non più nemici ma partner ufficiali di Israele, in cambio di affari, riconoscimenti territoriali, cancellazioni dalle liste nere americane. È la resa trasformata in trattato: cooperazione militare, scambi economici, turismo, tecnologia. La causa palestinese, ridotta a merce di scambio.

Certo, le piazze arabe gridano “Palestina libera”, ma i palazzi stringono mani, firmano trattati, aprono basi agli americani. Così l’unico Stato che ha fatto della causa palestinese un vessillo permanente è l’Iran sciita, estraneo per religione ma spietatamente coerente nella sua strategia: finanziare, armare, proiettare potere attraverso la resistenza. Non per amore, ma per calcolo. Eppure il calcolo iraniano brucia più del silenzio arabo.

In conclusione, il bilancio è netto: i regimi arabi hanno scelto la pace fredda, il commercio, l’abbraccio con Washington e Tel Aviv. Hanno lasciato i palestinesi soli. La verità è spietata: il popolo palestinese è solo perché chi avrebbe potuto difenderlo ha preferito difendere il proprio trono.

Alfredo Facchini

#palestina #paesiarabi

@attualita

 

Si apre il vaso di Pandora e ne escono omuncoli a decine di migliaia. Sono probabilmente la punta di un iceberg.
Il tutto accade nell'ignavia e nell'indifferenza di quelli che nel gruppo non c'erano e non ci sarebbero mai stati. Eppure stanno zitti.

A me spaventa il silenzio delle mogli, quello degli uomini no, conferma quanto già sapevo!
Quelle mogli che chissà dove stavano mentre i mariti le "regalavano" ad altri mariti in cambio di altre ignare mogli. Ignare degli uomini con cui dividevano da anni ed anni il tetto ed il letto: mio marito questo sconosciuto?
Ma quante volte avete chiuso gli occhi? Quante volte avete abbozzato? Quante volte avete fatto finta di nulla? Ed ora cadete dal pero? Questo mi spaventa moltissimo.

#miamoglie-gruppofb

@attualita

https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/08/20/gruppo-mia-moglie-facebook-meta-chiuso-notizie/8099757/

[–] emama@poliversity.it 1 points 2 months ago

@anarchiversitario @politica
Tajani rimandato a settembre in Storia
La storia d'Italia e d'Europa questa sconosciuta, per Tajani. Figurarsi cosa non sa della Storia mondiale.